Autore: Mariantonietta
Pubblicato il: 7 Giugno 2018
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La ricerca dell'impiego e l'ingresso nel mercato del lavoro seguono percorsi diversificati; in qualche caso, il primo approccio con il lavoro avviene già nel corso degli studi. Comunque, l'incontro tra domanda e offerta appare mediato soprattutto dai canali informali, non istituzionali, benché questi ultimi non siano trascurati da chi è in cerca di impiego. Se da un lato chi cerca lavoro lo fa soprattutto affidandosi ai canali tradizionali (collocamento, inserzioni, ecc.), a favorire il reperimento dell'occupazione sono soprattutto le relazioni familiari, parentali e amicali. Veniamo ora a considerare la condizione occupazionale dei laureati. Il 75% degli intervistati dichiara di essere occupato (più nel dettaglio, si tratta del 77% dei ragazzi e del 73% delle ragazze). Il restante 25% si ripartisce tra coloro che sono in cerca del primo impiego (6,2%), chi è disoccupato (5,3%), chi sta svolgendo il servizio militare o civile (0,3%) e quanti, infine, non sono in cerca di lavoro o risultano impegnati nelle attività di praticantato (12,8%) (tabella 1).
La condizione occupazionale appare condizionata dalla variabile territoriale. Merita infatti di essere sottolineata la facilità con cui si passa dallo studio al lavoro nelle regioni del Nord, dove i tempi di attesa del primo impiego sono davvero limitati e dove dichiara di essere occupato oltre il 90% dei laureati; meno positiva invece la situazione al Sud, dove risulta occupato il 71% degli intervistati. Le performance migliori sono registrate dalle facoltà forti (economia e commercio, informatica, ingegneria), i cui laureati risultano occupati al momento dell'intervista nell'85% dei casi; ma seguono, non troppo distanti, le lauree "deboli" (lettere, lingue, scienze della formazione), con l'81% dei laureati occupati. Sul dato positivo delle lauree deboli esercita un effetto "traino" scienze della formazione: una percentuale non trascurabile dei laureati in questa disciplina, infatti, lavorava già prima del conseguimento del titolo (26%). Per contro, nel leggere i dati relativi alle lauree medie occorre tenere conto della presenza in questa categoria - accanto, lo ricordiamo, a scienze politiche - della facoltà di giurisprudenza che, com'è noto, vede molti dei suoi laureati impegnati in un lungo praticantato.
Guardando all'anno di laurea emerge un altro dato importante: considerate complessivamente tutte le facoltà, a tre anni dal conseguimento del titolo, ben l'80% dei laureati risulta occupato; per converso, scende al 9,7% la quota dei non occupati, composti in larga misura da persone che hanno perso lavoro e sono nuovamente in cerca di impiego, mentre scompaiono quasi gli inoccupati. Entrare nel mercato del lavoro, dunque, non è un problema per chi porta in dote una laurea. Se il primo impiego è in prevalenza a termine (prevalgono i contratti a tempo determinato o le collaborazioni coordinate e continuative), il passaggio a una condizione di maggiore sicurezza occupazionale è piuttosto rapido, segno che le forme flessibili di accesso al mercato fungono, nel caso dei laureati - specie per quelli in uscita dalle facoltà forti -, da trampolino di lancio verso l'ingresso stabile nel mondo del lavoro, così come emerge da diverse indagini realizzate in questi anni.

Complessivamente, i tempi di attesa del primo impiego sono piuttosto brevi e confermano come la laurea rappresenti una buona credenziale da spendere sul mercato del lavoro ( tabella 2). Degli intervistati occupati al momento della nostra indagine, escludendo quanti lavoravano già prima del conseguimento del titolo, quasi il 70% ha dichiarato di aver trovato un lavoro in meno di un anno, il 60% entro sei mesi, e ben il 44% nell'arco di soli tre mesi. Solo il 3% ha cercato lavoro, prima di trovarlo, per più di due anni. Come nelle aspettative, le performance migliori sono ottenute dalle lauree forti, i cui laureati trovano una collocazione lavorativa in tempi davvero ristretti (quasi il 90% a sei mesi dalla laurea ha un lavoro). Ma anche per i laureati nelle altre discipline i tempi di attesa sono relativamente limitati. La situazione si differenzia in parte in base al genere, pur restando comunque tendenzialmente positiva. Le donne sperimentano in media tempi di attesa un po' più lunghi dei colleghi uomini: nel nostro campione, il 13% delle ragazze occupate contro il 7,7% dei ragazzi ha impiegato oltre un anno per trovare lavoro.
Un approfondimento merita inoltre la distribuzione dei giovani laureati in relazione al settore di impiego al momento dell'intervista. Due in proposito i dati da sottolineare: - il primo è relativo ai settori nei quali più facilmente i neolaureati trovano collocazione: guida la graduatoria "informatica e telecomunicazioni" (19,1%), seguito da "scuola e formazione" (15,5%), "commercio, pubblici esercizi e turismo" e "credito, assicurazioni e finanza" (entrambi con il 10,9%), "servizi alle imprese" (8,9%).


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Questi quattro settori da soli assorbono il 65% dei laureati occupati del nostro campione;
- il secondo si lega alla bassa incidenza dell'industria manifatturiera tra gli ambiti di impiego: essa figura infatti agli ultimi posti della nostra graduatoria, raccogliendo solo il 4,0% dei laureati occupati. Dunque, se si eccettua il settore "informatica e telecomunicazioni", nel quale possono essere confluite imprese di tipo manifatturiero, la nostra indagine fotografa una situazione occupazionale dei neolaureati fortemente orientata al terziario.
Appare significativa anche la quota di giovani inseritisi in unità produttive di dimensione minore. Il nucleo di coloro che sono occupati in imprese produttive e di servizio si divide infatti in tre segmenti: il 36% è inserito in aziende fino a 50 addetti (8% in unità fino a 10 addetti), un terzo in unità produttive di media dimensione e un altro terzo in grandi imprese di oltre 500 addetti. Si tratta di un dato che dà conto di un processo di "dispersione" e penetrazione dei laureati in tutte le realtà produttive del nostro Paese e quindi di un conseguente graduale innalzamento del livello di istruzione della forza lavoro occupata. E tuttavia la penetrazione dei laureati nelle imprese minori riguarda soprattutto quelle di servizi, lasciando di fatto ancora ai margini le piccole imprese manifatturiere, da sempre tendenzialmente restie all'assunzione di laureati, forse anche a motivo del limitato livello di istruzione formale che ancora oggi caratterizza una quota significativa dei piccoli imprenditori italiani, benché la situazione vada evolvendosi con il ricambio generazionale.

Tab. 1 Attuale condizione lavorativa LAUREATI (%)

*Comprende i soggetti non in cerca di impiego e le persone impegnate nelle attività di praticantato

 

Tab. 2 Tempo occorso per trovare la prima occupazione per tipo di laurea LAUREATI (occupati e disoccupati) (%)

 

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