No, non è il famoso algoritmo della altrettanta famosa legge 107/2015 ma oggi si chiama CALL veloce, ebbene sì! Vediamo cosa è emerso il 25 novembre 2019 nel dibattito avvenuto alla Camera dei Deputati sul decreto-legge avente per oggetto misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti. Molti sono stati gli interventi che hanno evidenziato il lavoro che le Commissioni hanno svolto e le modifiche migliorative apportate da tutte le forze presenti comprese quelle delle opposizioni. L’onorevole Rina De Lorenzo (M5S) nel suo intervento, ha affermato che tra i tanti obiettivi, questo decreto - legge pone l’attenzione sul fenomeno del precariato con oltre 150 mila nomine e contratti a tempo determinato, corrispondente ad altrettante cattedre vuote.”
Per 55 mila posti autorizzati per ognuno degli ultimi tre anni, le nomine in ruolo effettivamente realizzate sono state poco più della metà; questo in parte a causa delle lungaggini dei tempi di espletamento delle procedure concorsuali, e in parte a causa delle graduatorie esaurite in gran parte nelle regioni del Nord Italia.” Per fronteggiare questa situazione oltre al concorso ordinario e straordinario, con i quali saranno assunti a tempo indeterminato 48 mila docenti, è stata approvata la cosiddetta call veloce, (chiamata lampo) dando la possibilità ai vincitori di concorso, agli iscritti nelle GAE e agli idonei di concorso di spostarsi su loro richiesta in altre regioni per essere assunti, con l'obbligo però di permanenza nella sede scelta per almeno cinque anni, al fine di evitare le fughe dalle cattedre dal Nord Italia per “rientrare a casa”.
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Tutti siamo a conoscenza del fatto che la maggior parte delle cattedre disponibili, sono concentrate al Nord d’Italia, la Lombardia e il Veneto sono le regioni con maggior richiesta di personale, per cui sarà soltanto una libera scelta quella dei docenti che decideranno di trasferirsi al nord, in quanto avranno il vincolo quinquennale. Si apre un altro orizzonte per i tanti docenti che aspirano al ruolo, ma indubbiamente mette in gioco tutte le problematiche di chi lascia casa per andare a lavorare al nord, sapendo di non poterci ritornare se non dopo che siano trascorsi i 5 anni.